Recensione – Sylvia

Copertina Sylvia
Sylvia di Leonard Michaels

Recensione

Sylvia e il protagonista si incontrano, fra loro scatta subito una storia: non proprio idilliaca, ma particolare.
Lei ha un carattere difficile, e lui, l’io narrante della storia, ha un carattere indeciso: da un lato la ama e vorrebbe stare con lei, dall’altro non riesce a sopportarla e vorrebbe lasciarla.
La situazione non è facile perché lei è un’orfana e manifesta il timore di essere abbandonata ma sembra anche volere allontare il compagno con un atteggiamento di perenne biasimo per ogni cosa che non va. Forse per scacciare l’idea che in lei ci sia qualcosa che non va.
Lui si adegua alle paturnie della compagna fino quasi a sfiorare la presunta pazzia di lei. Vivranno per qualche anno insieme, con lei che lo vuole quasi sempre accanto, con cui poi finisce puntualmente per litigare e tutto questo inframmezzato da rapporti sessuali che se all’inizio forse erano passione, col tempo sono una sorta di ricerca del piacere, e forse mai sono stati pervasi dall’amore.
Eppure un sentimento di affetto reciproco c’è, se ne rendono conto quando lui decide di lasciarla e pian piano i due si allontanano. Non lo faranno mai del tutto e pure se lei si farà prendere dalla trasgressione del periodo, fatta di rapporti facili e consumo di droghe, si ritroveranno in un epilogo dove ciascuno a modo suo, secondo il mio parere, dimostra che tiene all’altro in una sorta di inversione di ruoli. Lei lo vorrebbe accanto a sé ma si allontana in un tragico modo quando si accorge che lui non prova più nulla per lei, lui scoprirà di provare ancora qualcosa per lei proprio in questo tragico epilogo.

L’autore ha usato una tecnica mista, intervallando alla narrazione in prosa alcuni stralci del diario dell’io narrante per darci una visione immediata e attualizzata nel presente delle varie fasi della sua vita.
Sebbene la voce narrante sia sempre la prima persona, in questi stralci c’è una rappresentazione fulminea, un tratto breve e deciso di quegli eventi che toccano il protagonista nel profondo. D’altro canto, la narrazione in prosa ritrae Sylvia e tutto quanto gira intorno alla coppia ed è influenzato da questo rapporto.
Significativo è il fatto che il protagonista debba limitare i rapporti con genitori e amici, ancor di più mi ha colpito il fatto che il padre di lui gli fa capire che arrivati al punto di sposarsi lui non può tirarsi indietro per non abbandonare Sylvia. Per lei sarebbe un ulteriore abbandono.
Del resto, Sylvia cerca di nascondere o negare quella che sente come la sua imperfezione interiore riflessa su un abito da riparare a cui però è affezionata e non vuole si tocchi, o su un naso “rotto”, da rifare, con tutti i dubbi che ne seguono. Probabilmente la sua mente da bambina ha associato l’abbandono a questa imperfezione.
Leggendo questo libro sembra di muoversi sul confine sottile fra una persona bisognosa di affetto e una persona sull’orlo della pazzia. Confine che il protagonista si trova a superare, fino a mettere in dubbio se stesso prima e a tornare sui suoi passi dopo. Nonostante questo il loro rapporto simbiotico evidenzia quanto ognuno avesse bisogno dell’altro.
Nel romanzo c’è un altro personaggio “difficile”: Agatha, che sembra vivere la vita disinibita che tanto affascina la sua amica Sylvia, e che palesemente viene diagnosticata come pazza. Il legame fra le due donne è un altro specchio attraverso il quale conoscere Sylvia che non arriverà allo stesso livello di dissolutezza. A mio parere, a legarle è proprio quel bisogno di affetto che Agatha cerca di soddisfare in modo più frenetico.
Resta al lettore decidere da quale punto di vista vuole osservare Sylvia, se pazza o bisognosa di affetto, eppure non può esimersi dal dubitare se le due alternative in realtà non siano le facce di una stessa medaglia. Può essere scambiata per pazzia la manifestazione esteriore di uno stato interiore così complesso da essere inintellegibile?
Io direi di sì e consiglio il libro a chi cerca letture difficili e al contempo sconvolgenti, quelle che ti danno da riflettere.



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