Recensione – Piccoli inconvenienti prima della felicità

Copertina Piccoli inconvenienti prima della felicità
Piccoli inconvenienti prima della felicità di Luciana De Palma

Recensione

Titina, al secolo Nicoletta Orciuolo, è una donna che ha vissuto una vita intensa. Nata nei primi anni del ‘900 a ridosso della Prima Guerra Mondiale, ha un orgoglio smisurato e una gran voglia di studiare per diventare una maestra di scuola. Piccolissima, sente una vicina profetizzare che Titina morirà con l’ago in mano, e la bambina non ci crede. Persegue il suo sogno di studiare superando non poche difficoltà e si dimostra una studentessa eccezionale, vanto dei suoi genitori, eppure il destino ha altro in serbo per lei.
Titina comincia a cucire vestiti per le bambole delle sue amiche di scuola e quando dovrà lasciare la scuola, pian piano passa a cucire abiti per le donne del quartiere. Eccelle nell’arte sartoriale perché non ha potuto farlo nello studio. Arriva a collaborare con la bottega di un sarto e così conosce uno dei suoi aiutanti, Ciccillo, che diventerà prima il suo fidanzato e poi suo marito.
Fra l’incessante lavorio delle mani che cuciono, Titina deve affrontare i problemi quotidiani di una famiglia numerosa, con l’oneroso compito di una sorella maggiore che deve badare a fratelli e sorelle minori.
Anche il rapporto con Ciccillo sembra avere una battuta d’arresto che sarebbe stata definitiva, fosse stato per l’orgoglio di Titina, ma il destino riporta la ragazza sulla giusta via.
Nel frattempo arriva la Seconda Guerra Mondiale a sconvolgere le loro vite. Ciccillo, chiamato alle armi, potrebbe non conoscere mai la sua primogenita e Titina cresce la bambina con la speranza che l’amato ritorni e la consapevolezza che dovrebbe andare avanti pure senza di lui.
Quando tutto sembra perduto, Ciccillo torna a casa e la famiglia si allarga. Nasceranno altre figlie e Ciccillo con pazienza sopporta l’orgoglio di sua moglie e sa quando restare in disparte. Uomo integro e benevolo, compensa ciò che Titina, lavoratrice indefessa, non riesce a fare, come portare divertimento in famiglia.
Titina cuce e cuce, ma non manca di seguire le sue figlie e tutto ciò che succede intorno a lei. Pur avendo lasciato la casa originaria per la sua nuova casa, non dimentica i suoi genitori, i fratelli e le sorelle.
Come in ogni casa, anche nella sua ci sono alti e bassi. Ne è la prova che Ciccillo arriva a perdere la pazienza in un paio di occasioni e Titina deve fare i conti con i primi amori delle sue figlie, ma la famiglia è unita e supera le avversità.
Adesso che è nonna, Titina si divide fra i nipoti e la cura di suo marito, per poi toccare a lei essere accudita. Anche se forse non serve, poiché vede ancora bene e riesce ancora a cucire e rammendare per i nipoti.
A questo punto, Titina tira le somme del suo passato per scoprire fra gli inconvenienti i momenti felici e diventa così una maestra di vita.

Luciana De Palma scrive con uno stile fluido che ti cattura. Ha saputo eclissarsi per lasciare spazio a Titina, infatti scrive in prima persona con una tecnica che mi ha colpito molto. Racconta gli eventi mettendo in luce le relazioni che la protagonista stringe con familiari, clienti, conoscenti, amici e spostando l’attenzione su di loro. Le persone che fanno parte della sua vita assumono spessore, e su tutte spiccano genitori, fratelli e sorelle, suo marito e le figlie.
L’autrice tratteggia uno spaccato sociale che ritrae Storia e Cultura di un periodo particolare, quando le famiglie devono affrontare le avversità della guerra. Titina si ritrova ad aspettare un marito e da sola cresce una figlia, smuove una forte emozione nel lettore parlando della Seconda Guerra Mondiale, e in particolare del dolore per i caduti e la sofferenza dei sopravvissuti.
Tutto il libro è costellato di emozioni.
Titina si definisce una donna orgogliosa ma questa non è la sola peculiarità del suo carattere che viene fuori fra le righe. La responsabilità da figlia maggiore, la maturità per mettere da parte la passione per la scuola perseguita dapprima con audacia, la determinazione di andare sempre avanti e perciò usa il lavoro come una bussola per seguire la rotta. Questo non impedisce che ci siano deviazioni fra tristezza, apprensione e gioia.
Un esempio è l’incomprensione con Ciccillo che rischia di far saltare il loro matrimonio, mette in risalto la cocciutaggine di Titina e pone l’accento su quanto la donna creda al destino, pur essendo risoluta a seguire la propria strada.
Nel parlare del suo vissuto, la protagonista elargisce saggezza con frasi semplici, intorno a piccole cose quali matasse e fili. Così apprendiamo le sue idee su destino, tempo, dolore, onestà, fatica, parità, libertà, ricordi, coscienza, anima, felicità.
Per concludere, devo tornare a elogiare la tecnica dell’autrice che ha saputo collegare le esperienze di Titina riproponendole come ricordi a cui attingere in altre esperienze successive.
Mi è piaciuto molto anche l’incipit che comincia parlando della fine e la chiusura che si ferma sul quando tutto è iniziato, in una sorta di anello che consegna le memorie all’immortalità.
Quindi mi resta solo consigliare la lettura di questo libro denso di significato.



Condividi l'articolo!

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.