Dialogo – Benevolenza Cosmica
Oggi sono lieto di poter presentare un dialogo molto particolare.
La storia al centro di questo scambio di battute è “Benevolenza Cosmica” e il suo autore è Fabio Bacà che ho avuto il piacere di conoscere alla presentazione del libro alla Libreria Luna di Sabbia.
Ad alcuni mesi dalla presentazione, causa i miei lenti tempi di lettura, ho scoperto una storia che merita un dialogo.
Pagina dopo pagina, ho trovato conferma a tutti i commenti positivi espressi sul libro e ho riconosciuto la verve dell’autore che avevo apprezzato dal vivo.
Se non hai avuto la fortuna di assistere a una sua presentazione, potrai conoscere qui lo stile e l’eloquenza coinvolgente di Fabio, e pure qualche episodio della storia.
Fabio anticipa anche qualcosa del futuro, quindi non ti resta che cominciare a leggere.

Autore: Fabio Bacà
Genere: Umorismo
Anno di Pubblicazione: 2019
Pagine: 225
Recensione
L’autore
Fabio Bacà è nato nel 1972 a San Benedetto del Tronto e vive ad Alba Adriatica. Per alcuni anni ha scritto come giornalista, oggi insegna ginnastiche dolci. Dopo i primi racconti poco conosciuti, ha mantenuto la voglia di scrivere narrativa e nel 2019 esordisce nel panorama letterario con il suo romanzo “Benevolenza Cosmica”.
Uno degli aspetti che più mi ha colpito del tuo romanzo è la contrapposizione fra la rigidità dei numeri e l’imprevedibilità degli eventi di cui Kurt è protagonista.
Questa contrapposizione sottolinea l’umanità del protagonista. Sto pensando al fatto che parlando con il suo vecchio professore di filosofia, Kurt rivela che teme di abituarsi agli eventi favorevoli e perdere la sua umanità. Penso anche a quando Kurt stringe una donna malata con l’idea di rimediare allo squilibrio dell’Universo.
Mi piacerebbe sapere se quando delineavi il romanzo hai pensato a questa contrapposizione per evidenziare gli aspetti emotivi della storia o la professione di Kurt, analista statistico, fosse solo il pretesto per evidenziare l’anormalità di eventi favorevoli così tanto frequenti.
Beh, credo che in una fase preliminare, quando il romanzo (o meglio: l’idea del romanzo) è solo un permafrost di prospettive sotto un cielo gravido dei fulmini dell’ispirazione, l’autore tenda a non allontanarsi troppo dai punti di riferimento vagheggiati per non rischiare di perdersi lungo i confini potenzialmente sconfinati della narrazione. Per quanto mi riguarda, una volta individuata la stella polare – la storia di un tizio a cui tutto prende ad andare indecorosamente bene – ho fissato il campo base sotto forma di un protagonista la cui forma mentis mi consentisse ampia libertà di manovra operando per contrasto (i colpi di fortuna a ripetizione, infatti, si abbattono su un brillante statistico dichiaratamente agnostico).
Ovvio che a questa prima fase ne subentra un’altra, molto più feconda: lo scrittore cerca di estrarre dalla prima, schematica e forse persino semplicistica contrapposizione un personaggio a tutto tondo la cui personalità subisce una progressiva evoluzione durante tutta la vicenda.
Mi fa estremamente piacere che tu alluda al vecchio professore di filosofia e alla donna malata come catalizzatori dell’incipiente evoluzione morale di Kurt, perché quei dialoghi sono due dei momenti del libro che ho amato di più. La conversazione con il professor Lack, in particolare (e qui ti segnalo una specie di piccolo, deliberato calembour: Lack, in inglese, significa mancanza, ma suona quasi come luck , fortuna… e lascio ai lettori l’interpretazione), che ho scelto di orchestrare partendo da una serie di citazioni e glosse filosofiche per poi scadere in un trittico di bizzarri suggerimenti, segna il primo approdo di Kurt alla possibilità che quanto gli accade preluda a una crescita spirituale.
Kurt abbandona pian piano il suo ideale agnostico e comincia a considerare le probabilità o meglio la possibilità che il suo stato di benevolenza cosmica sia in qualche modo legato al suo agire o al suo essere. Per questo si convince ad andare dallo psichiatra Richard Leone.
Dal momento che certe storie capitano solo a certi personaggi nell’annosa questione di chi nasce prima, peggio dell’uovo e della gallina, arrivo così a sottolineare un altro aspetto.
Kurt credeva nel Karma più o meno, diciamo che rientra nella sua formazione giovanile, e secondo me possedeva già una certa dote spirituale che viene accresciuta dalle circostanze attuali.
Il fatto che la madre dimostri una certa propensione verso il mondo etereo dopo la morte del fratello potrebbe essere il segno di una proprietà genetica su cui Kurt si è sviluppato?
Insomma, un altro protagonista al posto suo non avrebbe chiamato un professore di filosofia e avrebbe avuto una visione diversa della situazione.
Con alcune entità bisogna andare con i piedi di piombo. Il tema religioso non è marcato eppure affiora parlando di credenze e distinzione fra Karma e Destino.
Nel libro c’è una definizione precisa
Il karma, in realtà, è la somma dei comportamenti di un essere umano e dei crediti (o debiti) spirituali che ne derivano, contabilizzati con scrupolo certosino da una presunta assise di divinità. Il destino, invece, evoca un caos imperscrutabile da cui erompono accidentali premi o punizioni, esiti a cui la condotta degli esseri viventi non sarebbe direttamente collegata.
che ti porta a parlare del nesso di casualità.
Io direi che le cose sono come le vediamo.
Quando Francesca, la libraia della Luna di Sabbia, mi parlò del tuo libro, io chiesi se il protagonista vedesse le cose con ottimismo o gli capitassero davvero cose favorevoli. Mi disse che le cose capitavano sul serio. Dopo aver letto la storia posso confermare, però secondo me Kurt arriva a vedere le cose in modo positivo.
Kurt è ferito a una spalla mentre convince un uomo a deporre un rasoio e costituirsi. A questo punto della storia, Kurt non teme per la sua sorte ma un attimo dopo un cecchino gli spara per sbaglio. Ne consegue una ferita guaribile e pure un indennizzo non voluto.
La questione dei punti di vista è un po’ quella che Kurt discute con il collega Bob prima che costui entri nel negozio lasciando lui ad aspettare. Kurt entra nel negozio per una sorta di “sesto senso” e così sventa una rapina.
L’esempio dell’uomo con rasoio, della rapina sventata e ancora la comprensione che Kurt prova verso la segretaria Wendy, mamma vedova, mi danno l’idea di un buon samaritano. La benevolenza quindi se la merita o il suo agire dipende dalla benevolenza ricevuta?
Meglio: sbaglio io a vedere Kurt come un buon samaritano o la situazione contingente lo fa diventare così?
L’episodio della rapina e l’esperienza con i quokka sono solo due degli eventi della trama tutta costellata di comicità e ironia che spazia appunto dal divertimento puro alla tragedia, penso alla morte del fratello Eric, e mette alla prova questo individuo normalissimo. Credo sia giunto il momento, però, di approfondire la comicità parlando di un altro personaggio: Liz.
La moglie di Kurt è una scrittrice che si cala nei panni più bislacchi pur di entrare in contatto con le persone da cui vorrebbe trarre personalità per i suoi personaggi. Convince suo marito a partecipare a queste messinscene come quella del colloquio con il consulente matrimoniale che rivela due facce di una stessa medaglia. L’ironia di fingere un rapporto difficoltoso quando invece vanno d’amore e d’accordo da un lato, dall’altro il fatto che nella realtà per essere felici sono separati in casa. Ognuno con le proprie caratteristiche.
Inoltre, questa diversità di caratteri evidenzia i due estremi della comicità e, mi azzardo a dire, Liz rappresenta un po’ un tuo alter ego. Io da scrittore mi chiedo sempre se i personaggi trasmettono tutta la loro personalità e da quanto hai detto, hai ponderato molto su Kurt. Cosa mi dici riguardo Liz e il suo lato comico?
Dopotutto, il fatto che la comicità sia scaturita naturalmente, forse è il segreto di un libro così accattivante. Io devo confessare che mi sono divertito moltissimo a leggere la storia di Kurt e la Benevolenza Cosmica.
Siccome non vorrei rovinare il piacere della lettura ai tuoi prossimi lettori, io finirei il dialogo qui.
Ti ringrazio per essere stato mio ospite e ti saluto. Riesco a strapparti un’esclusiva? Qualche rivelazione su un nuovo libro in lavorazione…
Dove trovare il libro
Ebook: Amazon – Kobo – GooglePlay
Cartaceo: Adelphi – IBS – Feltrinelli
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L'Autore
Renato Mite
Renato Mite è determinato a fare della scrittura il suo mestiere. Scrive dall'età di dieci anni cominciando con una Olivetti Lettera 32 verde e storie strampalate, negli anni a seguire affina l'arte con racconti brevi fino al suo primo romanzo, "Apoptosis", un thriller fantascientifico scaturito dalla passione per scienza, tecnologia e informatica.