Recensione – Lolita

Copertina Lolita
Lolita di Vladimir Nabokov

Recensione

Humbert racconta la sua vita: i punti salienti della sua infanzia, le vicissitudini con sua moglie, altre donne, ma soprattutto il rapporto con Dolores “Lolita” Haze.
Lolita è una ragazza appena dodicenne, conosciuta quando Humbert viene ospitato da Charlotte Haze, madre della ragazza. Fra Charlotte e Lolita il rapporto è un po’ intricato, forse anche perché la ragazza sta entrando nell’adolescenza.
Ormai vedova, Charlotte si interessa a Humbert, che ha un certo fascino da uomo europeo di mezza età, e lui coglie l’occasione per accasarsi. I due si sposano, ma l’obiettivo di Humbert è un altro: Lolita.
D’altro canto, Lolita non è una ragazza come le altre, mostra una certa sfacciataggine e ha in camera un poster pubblicitario dove fantastica di Humbert.
Lui nutre una certa predilizione per le “ninfette”, forse a causa di un’esperienza amorosa precoce che puntava al piacere fisico, ma non ha potuto soddisfarsi. Da adulto, ha avuto rapporti di facciata mentre cercava con sguardo avido il contatto con una “ninfetta”.
Lolita è rimasta invischiata nell’amore fisico con un ragazzo, senza sentimento, mentre frequentava un campo estivo.
Così, quando Charlotte muore in un incidente, Humbert e Lolita si ritrovano in un rapporto simbiotico e parassitario, fatto di piacere fisico e abusi psicologici che ciascuno riversa sull’altro.
Lui porta la ragazza in un lungo viaggio in cui soddisfa i propri desideri, lei riceve in cambio regali e vestiti, ma la spaccatura è inevitabile e quando tornano a casa, questo strano sodalizio ha vita breve.
Humbert non vede più in Lolita quel fascino da ninfetta e lei fa di tutto per allontarnarsi da lui, oppressa dal peso di una adolescenza deturpata. Organizzano un nuovo viaggio, in base ai desideri di Lolita, che si rivela l’inizio della fine e li porterà su due strade diverse.

Nabokov ha uno stile ricco di vocaboli, spesso usati con un significato metaforico, e frasi complesse che si intersecano in lunghi paragrafi. La lettura non è facile, spesso bisogna ricorrere al vocabolario, e questi paragrafi molto fitti non rendono la lettura veloce, ma nel complesso è un testo che scorre.
La storia è raccontata in prima persona da Humbert. L’intento di creare una memoria difensiva per scagionarsi o un rapporto sulla propria salute mentale, gli concede l’occasione di divagazioni eccessive e ininfluenti, soprattutto durante il primo viaggio e nel finale.
Eccetto questa “prolificazione lessicale”, l’autore sa rappresentare con maestria i vari aspetti della relazione fra Humbert e Lolita: la tensione, la drammaticità, la sopraffazione, l’umiliazione che si intrecciano nel rapporto “amoroso” fra i due, in un crescendo straziante.
Lasciando da parte l’esito esiziale di queste due vite travagliate, il fulcro della storia è nel rapporto sui generis, un misto di ossessione, seduzione, violenza carnale e psicologica, così come vissuto ma anche come interpretato da Humbert e Lolita.
Non va sottovalutato il passato dei due protagonisti. Humbert con una storia d’amore fisico precoce e interrotto bruscamente, con un sottostrato psichico che l’ha già portato in una clinica psichiatrica. Lolita con l’esperienza sessuale prematura al campo estivo, fatta quasi per gioco e che del gioco assume la forma, ma non la sostanza.
Sono entrambi personaggi deviati, ognuno derubato della propria adolescenza e della possibilità di scoprire l’amore sentimentale e spirituale prima di quello fisico. Si sono ritrovati per piacere fisico ma ben presto si rendono conto di non condividere nient’altro. Non ci sono e non possono esserci intimità, complicità, sentimento. La passione si consuma in fretta.
L’atto fisico ben presto diventa una routine, un dovere, in cui lei cerca di allontanarsi e lui cerca giustificazioni per tenere testa a quel briciolo di coscienza che è in lui.
Significativo è il fatto che Humbert, nei suoi momenti di lucidità, vede Lolita per quello che è: una ragazza scialba e immatura, con l’insensatezza della sua età. Eppure Humbert resta sempre sul filo della follia, facendo appello di volta in volta al desiderio erotico o all’affetto paterno.
Anche Lolita si rivela un personaggio complesso, se all’inizio sembra che provochi Humbert, dopo vuole respingerlo, con la costanza della sua sfacciataggine arriva a dirsi schiava e si sente stuprata.
Il motivo per cui questo libro è un cult sta proprio nella complessità dei suoi personaggi. Lolita ha provocato Humbert e si approfitta di lui oppure lui si approfitta di lei? Lei è cresciuta in fretta mentre lui è rimasto un adolescente pruriginoso oppure sono quello che sono perché è nella loro natura?
Sono personaggi sfuggenti. Lo si vede a partire dai nomi. Humbert cambia spesso il suo nome quando interagisce con altre persone, quasi fosse conscio di un atto delittuoso e quindi deve rendersi irriconoscibile. Dolores viene chiamata “Dolly”, “Dolo” e “Lo” in vari contesti, da qui si arriva, per assonanza, al nome che le dà Humbert: “Lolita”. Il loro polimorfismo si mostra poi nei gesti. Se da un lato si mostrano buoni e gentili, soprattutto in pubblico, dall’altro arrivano ad essere anche molto crudeli e violenti, soprattutto quando sono insieme.
Il finale è intriso di tutta la loro tristezza e sembra suggerire che, pur nel cambiamento, entrambi restano ancorati a un destino segnato.
Per tutto questo, “Lolita” merita senz’altro una lettura.



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