Dialogo – I Giardini dell’Altrove
Dopo aver letto “I Giardini dell’Altrove”, avrei voluto restare nel mondo del libro e seguire dappresso i Protettori degli Spiriti, perciò ho invitato l’autrice Loredana La Puma a parlarne e ci siamo fatti prendere la mano.
Ecco quindi il dialogo senza altri indugi.
Autore: Loredana La Puma
Genere: Giallo, Fantasy, Soprannaturale
Anno di Pubblicazione: 2017
Pagine: 466
Recensione
L’autrice
Loredana La Puma, nata a Palermo il 24 luglio 1981, fin da bambina si appassiona alla lettura e coltiva la passione per la scrittura concentrandosi sui generi fantasy e fantascientifico. Fra i numerosi scrittori preferiti annovera J.K. Rowling, J.R.R. Tolkien e Isaac Asimov.
Fra le sue opere bisogna menzionare la Trilogia dell’Averon, una serie urban fantasy spettacolare, e “I Giardini dell’Altrove” il romanzo che da il via alle avventure dei Protettori degli Spiriti.
La cosa che più mi incuriosisce del tuo “I Giardini dell’Altrove” è il comportamento del libraio Ismaele. Io credo che sia dotato di tanta saggezza dall’aver dato a Sara, oltre al dono della Vista, in un certo senso pure quello del libero arbitrio, ossia di prendere una decisione con cognizione. Anche se per tutto il libro sembra il contrario. Come ho scritto nella recensione, sembra che Ismaele l’abbia “tratta a forza” in questo mestiere di Protettrice degli Spiriti.
Vorrei che mi rivelassi qualcosa sulla saggezza del libraio. Per fare il mestiere che fa, ce ne vuole una “soprannaturale”.
Per quanto riguarda Ismaele e la sua saggezza, indubbiamente il particolare lavoro che ha svolto per così tanti anni, l’assidua frequentazione col sovrannaturale e il suo stare continuamente in bilico fra i due mondi (quello dei mortali e quello degli Spiriti) hanno avuto una profonda influenza su di lui, rendendolo, in effetti, qualcosa di più rispetto a un normale essere umano. Ha una visione molto più ampia della vita (e della morte), e nel corso della trama viene fuori come questo lo conduca a un particolare atteggiamento che, in un primo momento almeno, potrebbe sembrare prevaricante nei confronti degli altri personaggi, arrivando a manipolarli quando gliene si presenta l’occasione o lo ritiene opportuno. Lo fa a torto? Lo fa a ragione? Il romanzo alla fine sembra dare una risposta precisa, ma nei seguiti probabilmente il personaggio, il suo passato e le sue motivazioni risulteranno ancora tutti da esplorare. 😉
Lasciamo che i lettori scoprano il finale, però voglio dire che già durante la storia si ha la sensazione che questa sia una delle tante avventure. Soprattutto perché Ismaele e il suo assistente Gabriel appaiono come investigatori di lunga data.
Anche se la domanda era retorica, ti do la mia risposta sul torto o sulla ragione. Dal mio punto di vista, considerando Ismaele nell’insieme, il libraio agisce perseguendo il bene e più che una ragione questo è un obiettivo. Insomma anche se non sa di riuscire, ci prova. Sembra che quando agisci così, poi il bene avviene.
C’è un passaggio del libro che accomuna Sara ad Ismaele sotto questo punto di vista e ci mostra un’altra peculiarità della ragazza.
«[…] Poco fa ho incontrato Gabriel al funerale di Marco e Giulia Di Blasi».
«Ah» si limitò a commentare il vecchio.
«Mi ha detto che state cercando lo spirito della madre e che difficilmente senza di lei il bambino potrà… andare dove deve».
«Sì, in base alla mia esperienza sarà così».
Sara lo fissò negli occhi, cercando di scrutarvi la verità. Non voleva essere manovrata una seconda volta e ormai non riusciva più a fidarsi di quell’uomo. Ma era impossibile capire se le stesse mentendo o meno.
«In questo caso riprenderò il mio lavoro» dichiarò infine, optando per il salto nel buio. «Ma solo fino alla vigilia di Natale» aggiunse in fretta, prima che il libraio potesse farsi strane idee. «E sappia che lo faccio soltanto per Marco. Quel bambino mi ha chiesto aiuto e adesso non me la sento di voltargli le spalle. […]»
Vogliamo parlare della sua determinazione? In che modo, dentro e fuori dalla famiglia, Sara “matura” questa peculiarità del suo carattere?
Passando invece alla determinazione di Sara, credo che molto dipenda dal modo in cui è creciuta. Visto il carattere prevaricante del patrigno, il rischio era quello che potesse trasformarsi in una vittima (come infatti accade a sua madre), una persona rassegnata e remissiva, pronta a subire passivamente il proprio destino. Invece, memore anche del ricordo e degli insegnamenti paterni (bisogna sempre finire ciò che si è iniziato), sceglie la “Strada B” e decide di lottare per realizzarsi e per portare avanti ciò in cui crede. Quello che non ti uccide ti fortifica, e il suo passato l’ha inevitabilmente temprata, unitamente alle difficoltà affrontate una volta andata via di casa. A differenza delle eroine fantasy un po’ più canoniche, quando Sara inizia la sua avventura paranormale in qualche modo il suo carattere è già in gran parte formato. All’interno dell’Antro di Leo il suo percorso di crescita giunge sì a compimento, ma è già iniziato molto tempo prima. Sara, pur essendo una persona come tante, ha fin dall’inizio in sé qualcosa di “eroico”, ed ecco perché non avrebbe mai potuto abbandonare Marco al suo destino.
Nella storia tieni in bilico il destino dei protagonisti: Sara, Giulia, Marco…
Questo tema fa sorgere la questione se il destino è già scritto oppure lo scriviamo noi, ma io ne ho anche un’altra.
Sara è stata temprata dagli insegnamenti paterni, dalla debolezza della madre e dal comportamento prevaricante del patrigno. Marco poi è stato ucciso dal padre.
Forse il destino di Marco era diventare presto uno spirito, e lo stesso in questa forma può essere condizionato dai suoi genitori, anch’essi spiriti, nel bene o nel male.
Direi che l’influenza degli altri sul nostro agire è un tema che pervade tutta la storia, ma i protagonisti dimostrano che la tua natura ti porta a compiere il tuo destino. Insomma la mela non cade lontano dall’albero, però può sempre cercare di rotolare verso la sua strada.
La natura di Sara sembra essere quella dell’investigatrice, ma le risulta difficile manipolare la gente per avere informazioni come fa Gabriel. In più, queste indagini sovrannaturali servono a rintracciare spiriti a cui resta la decisione se passare nel lato oscuro, entrare nei Giardini verso la beatitudine oppure restare fra i mortali. Perciò l’eroismo si vede nell’abnegazione dei Protettori di Spiriti.
Definiresti quindi il destino come una serie di scelte dall’esito incerto e le indagini dei Protettori un modo per garantire agli spiriti la loro scelta?
Come hai rilevato, un altro cardine della storia si è rivelato essere l’influenza che le persone che ci circondano (specialmente quelle con cui siamo cresciute) hanno sulla nostra vita e sul nostro carattere.
«Cielo, si comportano come se avessero dieci anni» osservò Sara con una smorfia.
«Sì, e stai per farlo anche tu. Come te la cavi nello scatto veloce?».
«Che?».
«A ore due. L’ultima corona da appendere alla porta, e quella signora dal passo fulmineo sta per batterti».
Sconcertata, Sara diede uno sguardo a Gabriel, che si apprestava a godersi la scena a braccia conserte, e uno alla scaffalatura alla loro destra, dove l’ultimissima, solitaria corona di finto vischio stava effettivamente per essere arraffata. «Ma… io…» tentennò, «cavoli, giuro che questa me la paghi!» fu la sua ultima frase prima di lanciarsi nella gara di corsa con la signora.
Gabriel, dietro di lei, scoppiò in una sonora risata.
Perciò i lettori si immedesimano in lei e la seguono, Fantozzi docet.
Della gaffe che ho fatto io alla presentazione del tuo libro alla Luna di Sabbia riguardo un elemento fantasy ne parliamo dopo, semmai.
Parliamo di questo aspetto di Sara e come lei porti un pizzico di allegria nelle indagini e una svolta nuova. Infatti l’estratto che ho citato riguarda la preparazione di una messinscena per raccogliere informazioni.
Dopo le informazioni, però, ci vuole l’istinto e Sara lo dimostra con una teoria che si rivelerà corretta, per quanto improbabile. C’è una massima di Sherlock Holmes che, parafrasando, dice: “quando hai escluso l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità”. Forse ti ha ispirato.
Che mi dici su questo mix che caratterizza Sara e le indagini? Si può fare magari un confronto con lo stile di indagine adottato fino ad allora da Gabriel e Ismaele.
Alla libreria Luna di Sabbia, dopo la presentazione del libro, ti chiesi quale fosse il primo oggetto fantasy che avessi immaginato per la storia. A dirla così non sembra, ma era una gran gaffe e infatti tu rispondesti sorvolando. Avrei dovuto capire dalla presentazione che nel libro non c’erano oggetti fantasy ma una certa “atmosfera” fantasy. Atmosfera formata dalla libreria, dagli spiriti che restano sulla Terra, dai Giardini dell’Altrove che descrivi nel finale… Eppure c’è un oggetto: il campanello sulla porta d’ingresso della libreria che suona e non suona, lo stesso campanello che può determinare la carriera di Sara come Protettrice di Spiriti.
Come è nata l’idea di rendere il campanello così prodigioso? E anche la libreria stessa che sorge in un punto particolare… E in questa atmosfera fantasy, c’è qualcosa che io, più orientato verso la fantascienza, non ho notato?
Per quanto riguarda il genere, ormai non ci sono più linee di demarcazione. Mi sono soffermato a pensare il genere del mio primo romanzo dopo averlo finito e revisionato, tuttora però credo che “thriller fantascienza tecnologica” gli sta un po’ stretto. Il giallo, poi, si fonde con molti altri generi. “Abissi d’acciaio” di Asimov è un giallo etichettato come fantascienza, la fantascienza c’è ma sarebbe meglio definirlo “giallo fantascientifico” appunto. Il mio secondo romanzo si può definire “giallo paranormale”, figurati che io l’avevo definito “giallo sui generis”, quindi se la tua etichetta non esiste, l’abbiamo appena ufficializzata.
Credo che andare oltre la realtà sia la caratteristica di noi scrittori, ma non voglio svelare troppo del tuo libro. Io finirei qui. Ti saluto, ti ringrazio per questa esperienza e ti lascio la parola.
Puoi anticipare, se vuoi, ma credo che vuoi tantissimo, qualcosa del tuo prossimo romanzo o della nuova indagine dei Protettori di Spiriti. Immagino che ci stai lavorando su e sono sicuro che gli dedichi anima e corpo.
Adesso tocca a me salutarti e ringraziarti per la tua gentilezza, il tuo entusiasmo e la tua ospitalità. Mi sono molto divertita durante questa chiacchierata. Alla prossima! 🙂
Dove trovare il libro
Ebook: Amazon – Kobo – GooglePlay – Apple Books
Cartaceo: Editore – Amazon – IBS – Feltrinelli
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L'Autore
Renato Mite
Renato Mite è determinato a fare della scrittura il suo mestiere. Scrive dall'età di dieci anni cominciando con una Olivetti Lettera 32 verde e storie strampalate, negli anni a seguire affina l'arte con racconti brevi fino al suo primo romanzo, "Apoptosis", un thriller fantascientifico scaturito dalla passione per scienza, tecnologia e informatica.
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Ho letto con molto interesse questo dialogo, il romanzo sembra proprio nelle mie corde. Mi ero persa la recensione, ma ora corro subito a leggerla. Complimenti a entrambi!
Ciao Maria Teresa, grazie per i complimenti.
Conoscendo i tuoi romanzi e i temi che tratti, sono convinto che “I Giardini dell’Altrove” possa piacerti.
Grazie mille, Maria Teresa. 🙂 Sono felice che il libro e questa lunga chiacchierata abbiano destato il tuo interesse.