Recensione – Il filo che brucia

Copertina Il filo che brucia
Il filo che brucia di Jeffery Deaver

Recensione

Un filo esce da una stazione elettrica di New York e fulmina un autobus lì vicino con un potente arco voltaico. Il caso viene affidato al criminologo Lincoln Rhyme e la sua squadra.
Gli indizi sono pochi e le prove raccolte sul campo ancora meno. Nonostante l’impegno di agenti dell’intelligence, l’uomo dietro all’attentato sembra un fantasma e colpisce ancora, mietendo altre vittime. Il suo obiettivo è la società elettrica Algonquin Consolidated e la riduzione dell’uso dell’energia. I suoi attentati si susseguono ad un ritmo sincopato, lasciando agli inquirenti solo poche prove ma sufficienti a risalire ad un dipendente della Algonquin.
Lincoln metterà a dura prova la sua salute cercando di capire quale sarà il prossimo obiettivo dell’attentatore e allo stesso tempo lavorando ad un suo vecchio caso che potrebbe concludersi con l’arresto dell’Orologiaio in Messico.
Intanto fra le strade di New York, da un attentato all’altro, i colleghi di Rhyme Amelia Sachs e Ron Pulaski accorciano le distanze con l’attentatore fino a rischiare la vita. Questo episodio e una rivelazione di un agente sotto copertura danno a Lincoln Rhyme la chiave di lettura degli indizi raccolti che gli permette di fermare l’attentatore.

Jeffery Deaver scrive con uno stile asciutto e neutro. Il lettore è coinvolto dal corso degli eventi e dal ritmo impresso dagli ultimatum dell’attentatore.
La maestria di Deaver risiede nell’intreccio di due indagini che si attorcigliano e che, alla fine, sovvertiscono le aspettative del lettore e lo stupiscono.
La sensazione è quella di un labirinto di specchi, dove rincorri il sospettato fino a scoprire che non è lui il colpevole. Fra interessi economici e policiti, la natura umana risulta un movente per ogni azione ma poi viene ridotta a un gioco di depistaggio. Depistaggio che affascina il lettore fino allo scioglimento degli intrighi.
In tutto questo, Deaver getta luce su temi importanti come la dipendenza dall’energia elettrica di cui rivela la criticità, in quanto l’energia potrebbe davvero essere usata come un’arma dall’enorme pericolosità. Inoltre, pare fare un confronto con un tempo poco lontano, quello dello sviluppo elettrico, e uno stile di vita più pacato e meno connesso digitalmente con la missione sotto copertura dell’agente Dellray, un agente di vecchio stampo.
Questa commistione di azione e riflessione è un motivo in più per consigliare la lettura di questo ottimo thriller.



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