Recensione – I delitti della Rue Morgue

Copertina I delitti della Rue Morgue
I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe

Recensione

I passanti in Rue Morgue sentono due donne urlare da un palazzo e poi alcune strane voci mentre cercano di entrare in casa per prestare soccorso. Quando riescono ad entrare, si trovano davanti una stanza vuota messa a soqquadro.
All’apparenza non c’è traccia delle due donne, mamma e figlia, che vivevano sole. La scena del crimine è singolare come l’omicidio, infatti le due donne sono state assassinate. La figlia giace incastrata nella canna fumaria del camino, la madre giace sulla strada dietro al palazzo con la testa staccata dal collo.
La prima ipotesi è che qualcuno abbia voluto derubare le due donne di una grande somma di denaro ritirata quel giorno, ma la polizia si trova ben presto ad un punto fermo, senza indizi. La casa era chiusa dall’interno e nel palazzo i soccorritori non hanno incontrato nessuno scappare via dalle stanze.
A risolvere il caso ci penserà Auguste Dupin, accompagnato dal suo amico voce narrante di questo racconto. Dupin mostrerà una notevole arte deduttiva e con il ragionamento ricostruirà l’evento delittuoso che ha dell’incredibile. Un evento che solo una mente aperta a tutte le possibilità poteva considerare e quindi accertare con piccoli indizi.

Dopo un breve preambolo sulle capacità deduttive di Dupin, Edgar Allan Poe si immerge nel vivo dell’indagine seguendo l’investigatore in tutto ciò che fa per risolvere questo strano caso. Così si passa dal considerare le testimonianze dei soccorritori a perlustrare la casa con il permesso della polizia. Infine Dupin spiegherà il misterioso evento che, per quanto surreale, troverà conferma nelle parole di un uomo coinvolto nella vicenda.
Non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa, ma devo dire che Poe scrive con uno stile abbastanza scorrevole, nonostante sia percettibile un ritmo d’altri tempi. Un’altra cosa che salta all’occhio è che Poe mette in scena sia il connubio fra investigatore deduttivo e assistente sia la giocata d’astuzia con cui si fa cadere il “colpevole” in un tranello, entrambe peculiarità che saranno poi usate anche da Arthur Conan Doyle per dar vita alle dinamiche di Sherlock Holmes e Watson. Poe e Doyle sono infatti considerati i fondatori del genere giallo.



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