Recensione – Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

Copertina Pomodori verdi fritti
Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg

Recensione

Nel 1929 uno strano caffè apre vicino alla ferrovia di Whistle Stop, una piccola città nell’Alabama. Il locale è gestito da Imogene “Idgie” Threadgoode insieme alla sua compagna Ruth Jamison e una squadra di amici, prima che dipendenti, come la cuoca Sipsey e suo figlio Big George, un tuttofare.
Il caffè di Whistle Stop è il fulcro di diverse vicende che si intrecciano con la famiglia Threadgoode e altri abitanti del paese, vicende caratterizzate dalla situazione sociale ed economica degli anni ’30. In quel periodo il razzismo è molto marcato, basti pensare al Ku Klux Klan, e l’America è attraversata dalla Grande Depressione, ossia la crisi finanziaria dovuta al crollo dell borsa di Wall Street.
Le vite di Idgie, Ruth, parenti e amici sono l’emblema di coraggio e modernità che si propagano per anni. Fino a giorni più recenti, quando Virginia “Ninny” Threadgoode, sposa di uno dei fratelli di Idgie e ora in casa di riposo, racconta queste vicende a Evelyn. Evelyn andava alla casa di riposo per sua suocera, ma ha stretto amicizia con Ninny e passa più tempo con lei. Ninny le darà molti consigli e Evelyn ritroverà la forza di cambiare la sua vita prendendo a esempio Idgie, una donna forte che ha superato molte difficoltà.
Fra i risvolti della storia, scopriamo il coraggio di Idgie e Ruth nello stare insieme, l’altruismo della famiglia Threadgoode, le bizzarrie degli aneddoti di paese e gli espedienti per aiutare chi è discriminato.
Spiccano così la famiglia Peavey con le difficoltà per la discriminazione razziale, il figlio di Ruth Buddy “Stump” che amputato da bambino affronta le difficoltà fisiche e sociali di chi è menomato, e i vagabondi che vogliono guadagnarsi il pranzo al caffè di Whistle Stop. Il caffè assurge a simbolo di accoglienza, una casa dove tutti sono ben accetti.
Idgie aiuta chi ha bisogno e molto spesso non vuole che si sappia. Preferisce dare di sé l’idea di una burlona racconta bugie, perciò fondatrice del “Club dei cetrioli sottaceto”, che ride e scherza anche con coloro che all’apparenza sono suoi avversari. Perfino durante il processo che subisce per il sospetto che abbia ucciso Frank Bennett, l’ex marito di Ruth, insieme a Big George, Idgie scopre che a far del bene si trasformano gli avversari in alleati.
All’apparenza un maschiaccio con infinita voglia di scherzare, Idgie dimostra sensibilità e comprensione per il prossimo. Un esempio fra tutti è quello di capire le esigenze del figlioccio Stump e dargli la forza prima per convivere con i suoi coetanei e poi per approcciarsi alla ragazza che diverrà sua moglie.
Questa voglia di scherzare e godersi la vita, nonostante tutte le difficoltà, l’accompagnerà fino alla vecchiaia.

Fannie Flagg scrive con uno stile semplice, fluido e divertente, arricchendo con humour le esistenze per certi versi complicate dei protagonisti. Per citare alcuni esempi: il bollettino settimanale di Whistle Stop tenuto da Dot Weems che cerca sempre di allietare anche quando deve riportare notizie serie, e le bugie surreali che Idgie racconta nelle sue storielle, quasi a voler esorcizzare la crudezza della vita.
L’autrice ha ben miscelato dramma e umorismo così che il primo non risultasse troppo doloroso. Ciò non svilisce i temi importati che sono il filo conduttore del libro: l’uguaglianza sociale, il rispetto per le donne, la libertà, la dignità, la solidarietà, la forza di andare avanti per superare pregiudizi e mentalità retrograde.
La protagonista Idgie ha una personalità forte che rispecchia l’educazione, il rispetto e l’altruismo che mamma e papà Threadgoode le hanno inculcato con buoni esempi, come il rispetto per Sipsey e l’aver accolto Ruth in casa.
Allo stesso modo, l’autrice fa risuonare i temi del libro con aneddoti incentrati sulle persone di colore, a partire dalla famiglia Peavey con la nonna Sipsey, molto legata alla famiglia Threadgoode fino a considerarli parte della sua famiglia e proteggersi a vicenda. L’autrice fa spiccare la solidarietà con Bill Ferrovia che butta giù dai treni le provviste del governo così che i poveri possano cibarsi. Dimostra il rispetto per le donne con l’esperienza di Ruth e gli insegnamenti di Idgie a Stump, battezzato Buddy in onore del fratello.
Anche la storia contemporanea di Evelyn, influenzata dalle gesta di Idgie e amici, dimostra libertà, dignità e forza.
Un altro filo conduttore del libro degno di nota è il dolore che traspare dalle pagine. Molto significativo è il dolore che emerge quando il legame fra Idgie e suo fratello Buddy si spezza perché lui viene a mancare. Un dolore urlato scoppia quando Idgie e Ruth si separano la prima volta. Un dolore taciuto accompagnerà Idgie quando sarà Ruth a mancare per una malattia. Eppure il libro insegna che il dolore va accolto perché fa parte di noi e ci rende persone migliori, persone in grado di empatia, quell’empatia che ci lega davvero. Per questo, secondo me, il libro celebra l’amore in tutte le sue forme.
Le difficoltà ci fanno evolvere e il libro mostra anche un’evoluzione personale e, nel complesso, sociale nell’arco di sessanta anni, di generazione in generazione.
Dal punto di vista tecnico, la struttura narrativa può lasciare un po’ disorientati. Fra estratti di giornali locali, eventi narrati direttamente e altri riferiti da Virginia Threadgoode a Evelyn, si resta spiazzati dai salti temporali segnati dalla data di ogni paragrafo e da ciò che non viene raccontato in ordine cronologico. In realtà questi salti temporali servono a creare suspense e imprimere colpi di scena nelle scoperte dei retroscena o dei non-detto che rendono la lettura più piacevole a mano a mano che si procede.
Ci sono tanti risvolti della storia che vi lascio scoprire. Consiglio il libro a chi ama la scrittura semplice, in stile diario, e vuole riflettere su temi importanti dopo aver gustato vita di campagna, storielle da bar e altri anedotti divertenti.



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