Recensione – Terrarossa

Copertina Terrarossa
Terrarossa di Gabriella Genisi

Recensione

Lolita Lobosco deve rientrare dalle ferie per un caso che attira l’attenzione pubblica e per questo riceve pressioni dal suo capo per una rapida risoluzione.
La giovane imprenditrice Suni Digioia è stata ritrovata impiccata in una rimessa della sua azienda agricola sul cui portone campeggia un messaggio esplicito: “Entrate, mi sono impiccata”, ma le circostanze non sono solo strane, sono anche sospette. Suni era una ragazza diligente e combattiva che si batteva per i diritti dei braccianti e la salvaguardia dell’ambiente, insomma una ragazza che non si sarebbe tolta la vita.
Lolita dovrà farsi largo fra i pettegolezzi e scavare in un mondo, quello dei braccianti appunto, che ha molti lati oscuri. I migranti, uomini e donne, sono sfruttati e trattati come schiavi da un sistema che pensa solo al profitto. Suni voleva cambiare le cose ed aveva assunto molti migranti per garantire loro condizioni migliori. Uno di questi aveva interessi nella donna ed è uno dei principali sospettati.
Ad intricare il caso, c’è anche la moglie di un uomo con cui Suni intratteneva una relazione. Costui è parente omonimo di un uomo di spicco, e forse le pressioni per risolvere il caso non arrivano solo per questo motivo. Quando Suni ha iniziato a gestire l’azienda Terrarossa succedendo a suo padre, si è ritrovata a dover trattare con i caporali che schiavizzano i migranti e a fare i conti con spese insostenibili e “forzose”.
Per risolvere il caso, Lolita dovrà andare oltre le apparenze e i pettegolezzi, cercando la verità fin nei minimi particolari.

Questo romanzo colpisce per diversi aspetti.
Innanzitutto, Gabriella Genisi tiene fede al suo stile scorrevole e leggero con cui narra le vicende personali di Lolita e allo stesso tempo evidenzia temi importanti con grande profondità di significato.
In secondo luogo, l’autrice tratteggia nel prologo il periodo storico in cui si svolge la vicenda, un periodo di incertezza e apprensione dovute allo scoppiare della pandemia di Covid-19. Riporta davvero il lettore a quei momenti di sconforto per poi gettare una luce di speranza.
Nel susseguirsi di eventi spensierati e a tratti comici della vita privata di Lolita, il caso di Suni Digioia si avviluppa su varie piste ugualmente plausibili. La Genisi evidenzia così le sfaccettature di un movente passionale e le accosta alle macchinazioni di un movente venale. Alla protagonista come sempre il difficile compito di districare la matassa.
A parte i personaggi noti con cui si trova a battibeccare, come sua sorella per preparare la salsa o l’ispettore Forte, la Lobosco si relaziona con personaggi ben delineati, possibili colpevoli mossi da disparati interessi, dalla vendetta al tornaconto personale.
Piccola parentesi, mi è piaciuto molto ritrovare nella storia le tradizioni che hanno caratterizzato la mia infanzia, mi riferisco al fare la salsa in casa fra pomodori da lavare e boccacci da sterilizzare. Sono sicuro che questo aspetto sarà apprezzato da molti lettori con la stessa esperienza.
Infine l’autrice colpisce con il tema del caporalato e lo sfruttamento dei migranti. Il lettore, come Lolita, non può restare indifferente a qualcosa che scuote da dentro. Leggere che tutt’oggi persiste la schiavitù nonostante leggi fatte ad hoc per garantire i diritti umani lascia un solco nel lettore, ed è giusto che sia così. Nel puro stile di Gabriella Genisi, questo romanzo non è solo una storia di intrattenimento ma anche una storia per riflettere.
Una piccola nota per gli amanti del giallo: il caso non è uno di quelli complessi, ma uno di quelli che si risolve con olio di gomito, escludendo le false piste fino a trovare quella giusta.
Consiglio quindi il libro agli appassionati di Lolita Lobosco e la sua verve, chi vuole riflettere e allo stesso tempo godersi una storia spensierata, e infine alle lettrici che adorano le storie con implicazioni sentimentali.



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