Recensione – Una inutile primavera
Titolo: Una inutile primavera
Autore: Giulia Mancini
Genere: Giallo, Thriller
Anno di Pubblicazione: 2021
Pagine: 246
Serie: Le indagini di Saverio Sorace, #5
Recensione
Sono tutti chiusi in casa a causa del lockdown dovuto al Covid19, l’anno è il 2020, il commissario Saverio Sorace deve indagare su uno strano omicidio.
Un uomo giace nella piscina di una villa fuori città e il suo sangue ha macchiato di rosso tutta l’acqua. Il proprietario della villa ha trovato la vittima solo perché è dovuto passare a prendere una cosa. Il lockdown sembra aver favorito l’intento dell’omicida e il cadavere poteva restare celato sotto al telo di copertura della piscina.
Sorace dovrà indagare con l’aiuto dell’ispettore Monti basandosi su pochi indizi: la ferita sul corpo, il barbiturico ingerito con il cibo, un tatuaggio e una coppa di plastica. Risalgono all’identità della vittima: un senzatetto che si prodigava molto per la chiesa locale. Parleranno con il prete, confidente di Sorace, e chi frequenta la chiesa, diaconi e sacrestano, ma gli indizi sembrano tutti vani. Il senzatetto, infatti, aveva rifiutato di andare in un ricovero della Caritas e si era allontanato dalla chiesa.
Sara si è trasferita a casa dei nonni per aiutarli durante il lockdown e mentre fa smart working per digitalizzare l’archivio, collabora con Sorace e Monti nell’interpretare il delitto a distanza. I legami con l’ambiente religioso sembrano rafforzarsi man mano che le indagini proseguono, anche se più lentamente di quanto gli investigatori vorrebbero.
Ad aprire uno spiraglio sulla soluzione e portarli sulla giusta pista è un secondo omicidio, pure questo in una scena del crimine molto appariscente e tinta di rosso dove trovano una seconda coppa.
In questo romanzo, Giulia Mancini adopera la sua perizia nel tratteggiare le dinamiche emotive che caratterizzano i suoi personaggi. L’autrice è riuscita a rappresentare e rievocare il periodo del lockdown con le difficoltà, le preoccupazioni, l’incertezza per il futuro e la speranza che tutti noi abbiamo vissuto in quel periodo, e ancora ci coinvolgono.
Ho apprezzato molto l’idea di dividere Sorace e Sara per sottolineare sia la solitudine di quel periodo sia l’essere vicini pur stando lontani.
La trama è ben studiata e rende la pandemia da Covid19 il cardine della storia, mette in luce le ossessioni e le false credenze dettate da paura e sofferenze recondite. La religione è una sorta di valvola di sfogo e il finale rivela che nell’omicida c’è molto più di una ossessione che vede nella pandemia un flagello divino.
Anche per questo, il libro mi è piaciuto. Giulia ha saputo unire un’esperienza collettiva e globale ad un’esperienza traumatica personale che spesso viene nascosta. Ha tenuto fede al suo stile di ritrarre idee e pensieri dell’assassino svelandoli poco alla volta e in questa storia, secondo me, è stata molto brava nel dissimularne l’ossessione fino alla fine.
Dall’altro lato, ci sono i sentimenti e le emozioni che sorgono spontanei nel rapporto fra Saverio e Sara, raccontati in maniera vivida e non banale, con cui l’autrice ritrae il buono del mondo senza fronzoli e senza retorica. Mi sembra che sia un modo per compensare l’aspetto criminoso della storia e per me l’equilibrio è raggiunto perché Don Lucio e la stessa vittima mostrano un’autentica personalità.
Un altro aspetto degno di lode riguarda il fatto che Giulia ha saputo pianificare degli omicidi che passano inosservati anche se per le strade non cammina quasi nessuno.
Per finire, devo dire che mi è piaciuta molto l’indagine privata di Sara su un cold case che scaturisce dagli incartamenti che deve digitalizzare.
Quindi mi resta solo di consigliare la lettura di questo libro.
L’autrice
Giulia Mancini, nata in Puglia, si è trasferita giovanissima a Bologna dove vive. Ha conseguito la Laurea in Economia, lavora in campo amministrativo, ma non è mai riuscita a staccarsi dalla sua passione per la scrittura creativa a cui dedica ogni minuto del suo tempo libero. Ha pubblicato diversi romanzi di genere romantico a partire dal 2014, nel 2017 comincia con il romanzo “Fragile come il silenzio” la serie di gialli con protagonista il commissario Sorace.
Dove trovare il libro
Ebook: Amazon
Cartaceo: Amazon
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Grazie Renato, è una bellissima recensione, hai colto molti aspetti della trama, mi fa piacere anche che tu abbia apprezzato l’indagine secondaria legata al cold case…
Figurati, Giulia, merito tuo. Come dico sempre, le recensioni rispecchiano quanto un libro mi è piaciuto e il tuo mi ha catturato sotto tutti i punti di vista.
Caro Renato, ho segnalato anche nel mio blog la tua bella recensione, grazie ancora Giulia
Ma che bella recensione, condivisa su Facebook (ma voi avete profili? Non sono riuscita a taggarvi!). Come Giulia sa, ho letto questo noir in un momento complicato e mi è piaciuto molto per le ragioni che indichi tu, Renato, l’ossessione religiosa dell’omicida. E che dire dell’abilità di Giulia di depistarci nella nostra ricerca di trovare l’assassino? 😀
Ciao Elena, grazie per i complimenti e per la condivisione.
Non sono su Facebook perché nel tempo libero faccio già l’equilibrista fra Twitter, Goodreads e altri siti da un lato, scrittura e letture dall’altro.
Se divento un equilibrista più esperto e sbarco su Facebook, ti faccio sapere 😉
Concordo con quanto scrivi, Giulia è stata brava nel dipingere l’ossessione religiosa a piccoli tratti e a sviare l’attenzione dal vero assassino. Anche questo può servire ad uscire dai momenti complicati.
Renato
È vero Barbara, avevo parlato della visita al chiostro della parrocchia della mia zona, avevo già iniziato a scrivere il romanzo e cercavo di visualizzare meglio la disposizione degli spazi della chiesa…insomma volevo aiutare la mia fantasia 😀
Mi fa piacere che la recensione di Renato ti abbia incuriosito un po’ di più
Grazie Elena, tu sei stata tra le mie prime lettrici del romanzo e mi fa piacere sapere che ti ritrovi nella bella recensione di Renato. Grazie anche per la condivisione, sì sono su Facebook, adesso vado a vedere magari ti taggo io…
Mi pare di ricordare quando l’ingresso casuale di Giulia dentro uno dei chiostri di Bologna le portò l’idea di questo romanzo, con un’ambientazione ecclesiastica (ricordo un post del suo blog dove lo raccontava). Probabilmente non era esattamente quello l’attimo, qualcosa già era in sviluppo nella sua mente, ma quel chiostro fu una sorta di conferma. Non ho ancora letto il romanzo, sono indietro molto con le letture, spero di recuperare col nuovo anno. Grazie della recensione, avrebbe aggiunto curiosità, se non fossi già incuriosita di mio. 🙂
Ciao Barbara, bello scoprire un retroscenza sulla nascita del romanzo, grazie a te.
Capisco cosa significa avere letture arretrate, ma sono certo ti metterai in pari 😉
La curiosità non è mai troppa, specie se si parla di libri.
Quindi buone letture e a risentirci presto, cerco di starti dietro con la newsletter ma prima o poi tornerò a fare una visita al tuo blog.
Bellissima recensione, ti dirò che mi hai fatto venire una grande voglia di leggere questo romanzo (che comunque era già in lista). Vado subito ad acquistarlo!
Grazie Maria Teresa,
mi fa piacere sapere che ti è venuta voglia di leggerlo, spero che ti piaccia.
Un abbraccio
Ciao e grazie per il complimento.
Fa un certo effetto sapere di aver contribuito alla tua voglia di leggere il libro, quindi ti auguro buona lettura.