Recensione – Il Cacciatore di Tarante

Copertina Il Cacciatore di Tarante
Il Cacciatore di Tarante di Martin Rua

Recensione

Nell’Italia del 1800, strani casi di Tarantolismo avvengono ad Ariadne, un paesino agricolo vicino Lecce. Il morso della Taranta, che prima era solo folclore e si risolveva con balli scatenati, assume contorni sempre più misteriosi. Infatti le donne colpite dal morso cominciano a morire. Ciò fomenta la leggenda della Malombra, un ragno che uccide per assecondare il volere divino. La situazione non è più sostenibile e suscita le ire dei braccianti che minacciano di insorgere e abbandonare Ariadne.
L’ispettore Giovanni Dell’Olmo presta servizio a Torino, ma viene distaccato a Ariadne dopo aver mancato per un soffio l’arresto dell’Imbalsamatore, un serial killer che imbalsama le sue vittime. Ad affiancare l’ispettore c’è il duca napoletano Carlo Caracciolo De Sangro, il più rinomato esperto di ragni e veleni, che ha origini ariannesi da parte di madre.
A loro due tocca risolvere il caso che è stato trattato con superficialità e secondo il costume locale da chi li ha preceduti. All’inizio si trovano su posizioni opposte e si detestano, ma faranno fronte comune per scoprire la verità sugli eventi.
De Sangro scopre che le donne sono state uccise con tecniche moderne, ma la soluzione del mistero si trova ancora fra le campagne e i sotterranei di Ariadne, che era avvezzo esplorare da bambino, e soprattutto nel suo passato. Per acciuffare i colpevoli dovrà combattere i propri fantasmi e tornare lì dove tutto ha avuto inizio con la leggenda della Malombra, anni prima.
Dell’Olmo, invece, dovrà entrare più in sintonia con lo stile di vita del sud e guardare sempre oltre le apparenze, perché dietro questo mistero ci sono anche moventi lontani dalle credenze popolari.

Lo stile di Rua in questo libro è molto scorrevole e l’autore ha saputo ben dosare il folclore, le leggende, le credenze popolari in una vicenda che corre sul filo fra thriller e giallo. I due protagonisti, Dell’Olmo e De Sangro, sono molto accattivanti anche se, va detto, Carlo Caracciolo De Sangro ha maggiore spessore poiché la storia ruota intorno agli anni trascorsi ad Ariadne da bambino e alla competenza scientifica che ha maturato negli anni.
In quanto appassionato di scienza e fantascienza, mi preme sottolineare che Martin Rua in questo libro ha instillato piccole nozioni e tecnologie che rendono la storia più interessante e le danno un sapore di genere “steampunk”.
Il quadro temporale è dipinto con tratti precisi e decisi che rappresentano uno spaccato di cultura e tradizioni che oggigiorno etichetteremmo come superstizioni e invece hanno un significato e una profondità sociale senza pari. La prova stessa sta nel dialetto di Ariadne e nelle parole che Dell’Olmo impara a conoscere e usare, fra tutti il verbo “calare” per indicare l’essere morsi dalla Taranta.
Anche il contrasto fra De Sangro e Dell’Olmo sottolinea questo aspetto della storia con il primo “credente” nonostante la sua etica scientifica e il secondo che all’inizio ha un’opinione più scettica.
Il corso degli eventi spinge Dell’Olmo e De Sangro non solo a lavorare insieme ma anche a comprendere le qualità dell’altro e l’epoca in cui si muovono, con i pregi e i difetti di una comunità ricca di sfaccettature, dal proprietario terriero all’oste, dal parroco al sindaco, dal maresciallo al dottore.
Su tutto, mi è piaciuta in particolar modo la scena finale dell’inseguimento sul treno che insieme alle corse a cavallo rievoca avventure d’altri tempi, con interludi comici da non sottovalutare.
Nonostante abbia individuato uno dei colpevoli a metà del libro, per deformazione professionale, e un personaggio appare verso la fine come uscito da un cilindro, una sorta di deus ex machina a cui avrei preferito piccoli accenni nella parte iniziale, il mio parere è più che positivo.
Nel complesso la storia è piacevole perché ogni pagina è pervasa dal mistero storico tipico di Martin Rua che ti spinge a leggere fino all’epilogo, dove si allude al fatto che i due protagonisti potrebbero ancora indagare insieme e la Malombra… questo lascio ai lettori scoprirlo.
Consiglio il libro a tutti gli appassionati di mistero e avventure dal gusto retrò.



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