Recensione – Il Birraio di Preston

Copertina Il Birraio di Preston
Il Birraio di Preston di Andrea Camilleri

Recensione

Vigata, 1874. Un teatro va a fuoco poche ore dopo l’inaugurazione che provoca tre morti e diversi feriti. La questione assume grande rilevanza a causa del clima instauratosi nei giorni precedenti per l’opera rappresentata: “Il Birraio di Preston”.
L’opera in sé non ha nulla di particolare, si potrebbe anche dire di scarso valore. Per questo attira le critiche della gente e tanto più per il fatto che l’opera è stata voluta dal Prefetto, un fiorentino non visto di buon occhio dai Vigatesi, e sostenuta da uomini a lui vicini, nelle istituzioni quanto fuori. Infatti a dar man forte al Prefetto c’è don Memè, un uomo che facendo da intermediario cura i suoi e gli altrui interessi.
Un gruppo di nobiluomini coglie l’occasione per sbeffeggiare sia l’opera sia il Prefetto.
A questo crescendo di tensione fra il Prefetto e i nobiluomini si intrecciano le vicende di chi vuole restarne fuori, come il Delegato di Polizia Puglisi, il Questore di Montelusa Colombo e il Colonnello delle forze armate Vidusso; le vicende di chi c’entrava poco o niente come il medico e i due amanti morti nell’incendio; e le vicende di un rivoluzionario mazziniano venuto da Roma a far scompiglio.
L’invito all’inagurazione diventa una sorta di imposizione che vede coinvolte persino le forze di polizia a cui il Prefetto chiede di mantenere l’ordine ed evitare che gli spettatori lascino il teatro per tenere banco e dimostrare il suo potere. Si arriva addirittura alla censura delle critiche e a chiudere gli spettatori nel teatro, ma questo non risparmierà all’opera il fallimento.
Al trambusto che si crea nel teatro e alla devastante fuga degli spettatori seguono la desolazione prima e l’incendio dopo alcune ore.
Bisognerà però arrivare alla fine della storia per mettere insieme i pezzi e scoprire le reali cause, tanto assurde quanto futili, che hanno messo in moto tutta questa serie di eventi, fra amori, tradimenti e malaffare.

Con il suo caratteristico stile stringato e il linguaggio vigatese, Camilleri porta con maestria il lettore in una storia basata su un fatto reale: l’incendio di un teatro inaugurato a Caltanissetta nel tardo milleottocento con l’opera “Il Birraio di Preston” imposta dal Prefetto del luogo e fallita miseramente.
La maestria si vede nelle vicende immaginarie che ha intrecciato a questo fatto, cucite addosso ai suoi “autentici” personaggi vigatesi, e soprattutto nel modo in cui rivela i vari particolari capitolo dopo capitolo.
Una nota a fine indice dice che la sequenza dei capitoli è solo un suggerimento dell’autore e i lettori possono stabilire una sequenza di lettura personale, cosa senz’altro possibile perché ogni capitolo racchiude un’intera scena. Eppure mi sento di dire che l’ordine stabilito da Camilleri dà il giusto senso di mistero e suspense per apprezzare le rivelazioni che fa sul malcontento crescente dei cittadini, sugli affari dell’intermediario don Memè, sui tradimenti e sulle sventure di chi si ritrova invischiato nei preparativi dell’inaugurazione del teatro.
Questo ordine, infatti, ci traporta oscillando dal tempo presente ossia l’inaugurazione del teatro, al passato recente dei retroscena e poi all’immediato futuro delle indagini sull’accaduto e daccapo, come se Camilleri volesse cullare il lettore mentre gli racconta una storia della buona notte. Una storia con risvolti crudi, pruriginosi, grotteschi ma anche umoristici, in grado di strappare più di un sorriso.
Leggere il vigatese richiede sempre un certo impegno, ma alla fin fine sono davvero rare le parole che richiederebbero un dizionario Vigatese-Italiano per comprenderne a pieno il significato. In questo libro, poi, Camilleri fa risaltare la forza del parlato facendo vibrare il fiorentino e il milanese fuori dalle pagine al pari del suo linguaggio. Pure la lingua è un mezzo comico.
In definitiva, il libro racconta una serie di equivoci scaturiti dal genio di Camilleri e che solo in paesi come Vigata possono accadere per parole da mantenere e scambi di favori da onorare. Deve essere letto per il divertimento assicurato che suscita.



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